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Non sei sola

Non sei sola
“Forse la parola “alcolista” ti disturba. Ancora oggi essa suggerisce a molti l’idea di un essere debole ed emarginato. Quando poi si parla di alcoliste donne questa falsa impressione si accentua. La maggior parte della gente tende a guardare con tolleranza o anche con divertimento un ubriaco uomo ma rifugge con un senso di ripugnanza una donna nelle medesime condizioni. La tragedia più grande è che la stessa donna alcolista condivide molto spesso un pregiudizio del genere. Il peso della colpa, che tutti i bevitori alcolisti si portano sulle spalle, per lei può essere raddoppiato.
Tuttavia le donne di A.A. si sono liberate del peso paralizzante di una colpa ingiustificata. Hanno imparato e applicato ai loro casi personali una verità clinica: l’alcolismo in sé non è una questione di moralità o di costume anche se certamente tocca entrambi. L’alcolismo è un problema sanitario: è una malattia, definita come tale sia dall’American Medical Association, sia dalla British Medical Association.
Una visione del genere non è più rivoluzionaria. Si è largamente diffusa e la maggior parte delle persone l’accetta con naturalezza, quasi come un luogo comune. “Ma certo ” dicono, “l’alcolismo è una malattia!”. Allora, evidentemente, l’alcolista è una persona malata? Ah, no! Un’idea del genere non è così facile da accettare! Quando il fatto riguarda una collega, una vicina di casa, un’amica, una parente o te stessa tornano i vecchi atteggiamenti. “Perché non riesco a bere come una signora?” oppure: “Perché non posso bere come fanno altre donne?” oppure: “Perché non posso fermarmi? Ecco non ho forza di volontà!” oppure: “Sono una frana!”. Messa sul piano individuale, troppo spesso la malattia viene vista, nei suoi primi stadi, come una semplice trasgressione e, negli stadi più avanzati, come una grave debolezza morale e psicologica.
Forse l’aspetto più strano e più insidioso di questa malattia è il suo nascondersi allo stesso ammalato. Gli alcolisti sono molto ben allenati a non voler vedere il proprio male: spesso, anzi, sono gli ultimi ad ammettere di avere un problema con il bere.
Se la malattia è tanto difficile da individuare come potrai essere tu a dire se sei o non sei un’alcolista? Qual è il sintomo che te lo fa capire? Bere di mattina? Bere da sola? Non necessariamente. La prova non sta nel guardare quando bevi, o con chi, o quanto, o dove, o che cosa (l’alcol è sempre alcol, indipendentemente dal fatto che sia mescolato con altri aromi o diluito) e nemmeno nel capire perché bevi. La domanda più importante che ti dovresti porre riguarda che cosa ti ha procurato il bere, quali sono i suoi effetti sulla tua famiglia, sul tuo lavoro o attività scolastica, sulla tua vita sociale, sul tuo benessere fisico, sulle tue emozioni interiori.
L’affacciarsi di un problema in qualcuno di questi campi può essere un sintomo di alcolismo. All’inizio non necessariamente si tratta di guasti irreparabili.
Alcune donne alcoliste incominciano apparentemente come bevitrici sociali, capaci di sopportare grandi quantità di alcol e, letteralmente, senza “avere disturbi”.
Altre provano fin da principio i sintomi caratteristici dell’alcolismo. Se ancora riesci a essere una madre di famiglia, una studentessa, una lavoratrice, ecc., e a nascondere i segni del tuo bere chiediti: quanta fatica comporta questo dissimulare? E i risultati, paragonati a questa fatica, sono soddisfacenti? E c’è ancora modo di provare gusto in tutto questo?
L’alcolismo è una malattia progressiva; Prima o poi, il bere diventa sempre più incontrollabile per cui tentare di dominarlo diventa un’ansia predominante. Bere solo vino o birra, promettere a se stessi di bere solo durante il weekend, programmare i momenti delle bevute non sono che alcuni degli espedienti escogitati dagli alcolisti per cercare di controllarsi. Ma queste “buone intenzioni” sono esse stesse un classico sintomo di alcolismo, allo stesso modo dei devastanti dopo-sbornia o dei terrificanti vuoti di memoria.
Esiste però un punto dove poter svoltare. Non c’è bisogno che tu ci arrivi da un letto d’ospedale; in qualsiasi momento, a qualsiasi stadio del progressivo precipitare della malattia chiamata alcolismo, hai la possibilità di affrontare il tuo problema e decidere di fare qualcosa: decidere cioè di chiedere aiuto.
Non importa se hai 18 anni oppure 80, se sei ricca o povera, laureata o scolasticamente fallita, se vivi protetta dalla famiglia o da sola, se sei un’habitué degli ospedali, una detenuta o una barbona: sei tu che devi decidere, perché sei tu che devi prendere l’iniziativa. Se vuoi smettere di bere sei tu che dovrai farlo. Ma non da sola. Basterà che tu tenda la mano, dovunque tu sia e la mano di Alcolisti Anonimi sarà là, pronta ad aiutarti.
In A.A. non ci sono né iscrizioni da firmare né quote da pagare. Non ti sarà chiesto di impegnarti in “corsi terapeutici”. Incontrerai semplicemente uomini e donne che hanno scoperto la via per liberarsi dalla dipendenza alcolica e per riparare i danni fatti a se stessi e ad altri. Questa liberazione può esserci anche per te.
Tratto da Opuscolo: A.A. per la donna pag, 4-5-6solitudine

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